I PAESAGGI VITIVINICOLI PATRIMONIO DELL’UMANITÀ UNESCO

Con questa motivazione l’Unesco ha inserito i paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato nel Patrimonio Universale dell’umanità, individuando 6 specifiche core-zone, rappresentazione plastica del secolare rapporto tra vino, uomo e territorio.

 “I paesaggi culturali vitivinicoli del Piemonte di Langhe-Roero e Monferrato sono una eccezionale testimonianza vivente della tradizione storica della coltivazione della vite, dei processi di vinificazione, di un contesto sociale, rurale e di un tessuto economico basati sulla cultura del vino. La loro storia è testimoniata dalla presenza di una grande varietà di manufatti e architetture legate alla coltivazione della vite e alla commercializzazione del vino. I vigneti di Langhe-Roero e Monferrato costituiscono inoltre un esempio eccezionale di interazione dell’uomo con il suo ambiente naturale: grazie ad una lunga e costante evoluzione delle tecniche e della conoscenza sulla viticoltura si è realizzato il miglior adattamento possibile dei vitigni alle caratteristiche del suolo e del clima, tanto da diventare un punto di riferimento internazionale. I paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato incarnano l’archetipo di paesaggio vitivinicolo europeo per la loro grande qualità estetica”.

La zona di produzione del Barolo si colloca nell’estremità nord-occidentale delle Langhe e ricomprende il territorio di nove comuni, le cui uve nebbiolo potranno fregiarsi della Denominazione di Origine Controllata e Garantita.

Il paesaggio circostante, il caratteristico borgo di Barolo, è dominato dai vigneti che si interrompono solo per fare spazio a uno dei piccoli paesi in cui ancora ferve l’identità contadina del territorio.

Ed è su queste colline, dove la famiglia reale aveva i suoi tenimenti, che le persone da sempre coltivano nebbiolo per trarne sostentamento, affinando quelle tecniche che rendono il Barolo un vino unico al mondo.

Le colline a cavallo di Alessandria, Asti e Cuneo sono segnate dalla coltivazione del Moscato Bianco, vitigno aromatico utilizzato per la produzione dell’Asti spumante e del Moscato d’Asti.

È su questi ripidi pendii, in piemontese Sorì, che nei secoli si sono perfezionate le tecniche agronomiche ed enologiche che l’enologo Federico Martinotti trasformò, nel 1985, nella via italiana alla spumantizzazione.

Il simbolo del ‘Metodo Martinotti’ sono senza dubbio le Cattedrali Sotterranee che corrono al di sotto della città di Canelli. È in queste cantine scavate nella terra che il moscato inizia il suo viaggio attorno al mondo.

Il Castello nasce nel XIV, con la costruzione della sua torre centrale a base quadrata, al quale si sono aggiunti nel tempo gli ulteriori elementi architettonici che compongono l’attuale struttura.

Profondo il legame che lo lega al vigneto posto ai suoi piedi, capace di destare l’interesse di Camillo Benso Conte di Cavour, che si occupava personalmente delle sperimentazioni sulle uve che già allora fervevano.

Oggi il castello e la sua collina sono uno dei poli più avanzati del Piemonte in materia di conoscenza e valorizzazione dell’immenso patrimonio vitivinicolo vantato dal territorio.

Situata nel Basso Monferrato, questa area ricomprende otto paesi, legati dal diffuso utilizzo della Pietra da Cantoni, arenaria tipica di questa zona storicamente utilizzata per la realizzazione degli Infernot.

Utili per conservare le bottiglie di vino, tipicamente di Barbera e Grignolino, gli infernot venivano costruiti sotto le case da abili artigiani, ultimi eredi della raffinata manualità contadina.

Queste piccole nicchie, antenate delle moderne cantine, ricordano oggi quell’ingegno tipico della cultura rurale, dove le risorse messe a disposizione dalla natura sono preziosi aiuti nella vita di tutti i giorni.

Pochi chilometri a nord di Alba il Nebbiolo trova un terroir particolarmente vocato alla sua produzione: le colline attorno alla torre di Barbaresco, tipico borgo piemontese al quale si deve il nome della Docg.

Barbaresco è anche, assieme a Neive, il paese prescelto per testimoniare il sistema produttivo e culturale che da secoli ruota attorno al Nebbiolo locale, arrivando oggi a dare vita a uno dei vini più prestigiosi al mondo.

Un lento processo di affinamento delle tecniche elaborate dai propri antenati, che nello spingere verso la crescita qualitativa dei vini, contribuisce a definirne la propria identità, ben radicata nei paesaggi locali.

Siamo nell’Alto Monferrato, tra le colline che guardano Nizza Monferrato, cuore pulsante del Barbera, lo storico vitigno di questo territorio base di una piramide qualitativa dominata dalla Barbera d’Asti Docg.

È proprio dalla cittadina nicese che la Barbera ha iniziato la sua riscossa, dimostrando che il carattere popolare che la contraddistingue da sempre può sposarsi perfettamente con i più rigorosi requisiti qualitativi.

Tutto questo è possibile grazie a persone operose che lavorano ogni giorno per accrescere la qualità dei loro vini, in un ripetersi di pratiche che, affinandosi nel tempo, rendono la Barbera un vino amato in tutto il mondo.